Titolo: The Lord of the Rings
Autore: John Ronald Reuel Tolkien
Il Signore degli Anelli (titolo originale in inglese: The
Lord of the Rings) è un romanzo epico fantasy scritto da John Ronald Reuel
Tolkien e ambientato alla fine della Terza Era, nell'immaginaria Terra di
Mezzo.
Scritto a più riprese tra il 1937 e il 1949, fu pubblicato
in tre volumi tra il 1954 e il 1955. Tradotto in almeno 38 lingue, con
decine di riedizioni ciascuna, resta una delle più popolari opere letterarie
del XX secolo, oltre che rappresentare la quintessenza del genere fantasy.
La narrazione riprende dove si era interrotto un precedente
romanzo di Tolkien, Lo Hobbit, ma la storia di «Frodo dalle nove dita e
l'Anello del Fato» narrata nel cosiddetto Libro Rosso dei Confini
Occidentali[4] si inserisce ora in un'ambientazione di più ampio respiro,
attingendo pienamente al vasto corpus storico, mitologico, linguistico creato
ed elaborato dall'autore nel corso di tutta la sua vita. Essa narra della
missione di nove Compagni, la Compagnia dell'Anello, la quale rappresenta tutte
le genti dei Popoli Liberi della Terra di Mezzo, partiti per distruggere il più
potente Anello del Potere, che renderebbe quasi invincibile il suo padrone
Sauron se solo ritornasse nelle sue mani.
L'intera saga ha esercitato nel tempo un influsso culturale
e mediatico a diversi livelli, ottenendo attenzione sia da parte di critici,
autori e studiosi (sono stati infatti prodotti molti saggi e ricerche, anche a
livello accademico, sui testi tolkieniani) che da parte di semplici
appassionati che hanno dato vita a gruppi e associazioni culturali, come le
varie società tolkieniane, sparse in tutto il mondo.
La Compagnia
dell'Anello
Libro I: Il
Signore degli Anelli è allo stesso tempo un romanzo di formazione e una Cerca
al contrario: al seguito della partenza di Bilbo Baggins per Gran Burrone, suo
cugino Frodo Baggins si era ritrovato in possesso dell'Unico Anello. 13 anni
dopo, grazie a Gandalf scoprì che si trattava di una terribile arma dell'Oscuro
Sire Sauron: l'Istar gli rivelò la storia della Terra di Mezzo e degli Anelli
del Potere, e intuì come quell'anello fosse proprio l'Unico, destinato a
dominare tutti gli altri, come rivelavano questi versi tratti da un antico
poema elfico:
« Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani
nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l'Oscuro Sire chiuso
nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, un
Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel
buio incatenarli.
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende. »
I versi sesto e settimo erano incisi, sebbene potessero
essere rivelati solo dal fuoco, anche sull'Unico Anello, nel linguaggio nero
(la lingua parlata a Mordor), anche se scritti in caratteri Tengwar, così come
furono effettivamente pronunciati da Sauron.
Quattro anni dopo, su esortazione di Gandalf, Frodo partì a
sua volta per Gran Burrone in modo da allontanare il pericolo dalla Contea. Lo
accompagnarono prima l'amico e giardiniere Samvise Gamgee e il cugino Peregrino
Tuc (Pipino), e più tardi anche Meriadoc Brandibuck (Merry); insieme, i quattro
Hobbit lasciarono la Contea sfuggendo ai Cavalieri Neri inviati da Sauron, e
dopo essersi inoltrati nella Vecchia Foresta, si smarrirono; ma vennero salvati
da Tom Bombadil, che li aiutò anche a superare Tumulilande e a raggiungere la
Grande Via Est. Da qui raggiunsero il villaggio di Brea dove incontrarono un
Uomo di nome Aragorn; dopo molte diffidenze iniziali, gli Hobbit si lasciarono
condurre attraverso le Terre Selvagge. Aragorn si rivelò essere un'ottima guida
e un valido difensore dai Cavalieri Neri; tuttavia Frodo fu ferito su Colle
Vento da un pugnale avvelenato. Grazie all'aiuto dell'elfo Glorfindel giunto in
soccorso, egli venne portato in tempo a Gran Burrone, rifugio degli Elfi, dove
fu curato e riprese le forze.
Libro II: A Gran
Burrone intanto erano convenuti i rappresentanti di Elfi, Nani e Uomini da
tutta la Terra di Mezzo; essi si erano riuniti nel Consiglio di Elrond per
poter prendere le misure necessarie per la guerra contro Sauron. Dopo molte discussioni,
fu deciso che l'Anello era un'arma troppo pericolosa per essere usata contro il
Nemico e che quindi esso dovesse andare distrutto. Frodo si incaricò di
portarlo al Monte Fato, il vulcano nel quale l'Anello era stato forgiato e
l'unico posto dove avrebbe potuto essere annientato. A Frodo venne affiancata
una Compagnia dell'Anello, composta da rappresentanti di tutti i popoli liberi
della Terra di Mezzo: Elfi (Legolas), Uomini (Aragorn, erede di Isildur, e
Boromir, figlio del sovrintendente di Gondor), Nani (Gimli) e Hobbit (Frodo,
Sam, Merry e Pipino), guidati dall'Istaro Gandalf. Insieme, i compagni si
mossero verso sud: tentarono in un primo momento di valicare le Montagne
Nebbiose superando il Cancello Cornorosso, ma fallirono a causa delle tempeste
scatenate dal Nemico; si rassegnarono infine ad attraversare le miniere di
Moria, infestate dagli Orchi e da un Balrog. È appunto affrontando il Balrog
che la Compagnia subì il primo duro colpo, allorché Gandalf venne trascinato in
un abisso oscuro dal Balrog morente. Il resto della Compagnia riuscì comunque a
raggiungere il regno di Lórien. Dopo un soggiorno di due mesi, e dopo aver
ricevuto molti doni dai sovrani di Lórien, Celeborn e Galadriel, i compagni
navigarono lungo il corso del fiume Anduin, finché entrarono nel regno di
Gondor.
Le due torri
Libro III: Barbalbero
assieme a Pipino e Merry in un'illustrazione.
Sulle rive del fiume Anduin, la Compagnia fu attaccata da
una banda di Orchi provenienti da Isengard: Boromir cadde nel tentativo di
difendere Merry e Pipino, i quali furono rapiti. Nel frattempo Frodo e Sam,
separatisi dalla Compagnia proseguirono verso Mordor; Aragorn, Legolas e Gimli,
non potendo raggiungerli, si lanciarono all'inseguimento degli Uruk-hai
isengardiani. Questi però entrarono nel territorio di Rohan, e nei pressi della
foresta di Fangorn, furono sterminati da un gruppo di Cavalieri comandati da
Éomer; ma i due Hobbit riuscirono fortunosamente a fuggire al massacro e
penetrarono nella foresta, dove incontrarono Barbalbero, un Ent, un pastore
degli alberi: questi convocò i suoi simili in un'Entaconsulta e, dopo due
giorni di consultazione, decisero di marciare su Isengard.
Nel frattempo Aragorn, Legolas e Gimli, inseguendo gli
Hobbit, avevano invece ritrovato Gandalf, rimandato sulla Terra di Mezzo dopo
la lotta con il Balrog per portare a termine la sua missione; insieme si
recarono nella capitale del regno di Rohan, Edoras. Qui risvegliarono il re
dalla malvagia influenza di Saruman, lo stregone di Isengard; il re scelse
quindi di rifugiarsi presso il Fosso di Helm. Qui avvenne il primo grande
scontro per la libertà della Terra di Mezzo: il Fosso venne assaltato da una
moltitudine di Orchi di Saruman; ma, grazie all'intervento degli alberi e
all'apparizione di Erkenbrand, comandante di una divisione di Rohirrim,
l'esercito nemico fu sconfitto e annientato. Isengard, nel frattempo, era stata
distrutta dagli Ent; qui i compagni si ritrovarono infine, sfuggendo all'ultimo
tentativo di corruzione di Saruman. Vi trovarono anche una pietra veggente, un
Palantír, nel quale in seguito Pipino scrutò scorgendovi l'Occhio di Sauron.
Spaventati, i compagni si separarono di nuovo: Gandalf e Pipino partirono per
Gondor, dove il palantír aveva rivelato che l'Oscuro Signore avrebbe attaccato
gli Uomini, mentre Aragorn, Legolas e Gimli scelsero un'altra strada, i
cosiddetti Sentieri dei Morti, dai quali soltanto l'erede d'Isildur poteva
uscire indenne; Merry rimase con l'esercito dei Rohirrim.
Libro IV: Nel
frattempo Frodo e Sam avevano continuato il loro viaggio verso Mordor. Vennero
dapprima seguiti da Gollum, ma riuscirono a catturarlo e a legarlo con un giuramento,
cosicché la creatura diventò loro guida fino al Cancello Nero; questo però era
chiuso e ben custodito, e gli Hobbit intrapresero allora un'altra strada,
costeggiando le montagne fino a Cirith Ungol. Attraversando l'Ithilien, furono
sorpresi da un contingente di uomini di Gondor comandati da Faramir, fratello
di Boromir, che prima li prese prigionieri ma, saputo della loro missione,
decise di lasciarli andare. Gli Hobbit continuarono la loro marcia,
raggiungendo il passo di Cirith Ungol, affrontando il valico su consiglio di
Gollum: questi però li aveva traditi, conducendoli nella tana del ragno-femmina
Shelob. Ella colpì con un veleno non mortale Frodo facendolo sprofondare nel
sonno, ma prima che potesse fare altro, venne trafitta e costretta a ritirarsi
da Sam. Frodo nel frattempo era stato fatto prigioniero da degli Orchi.
Il ritorno del re
Libro V: Gandalf
e Pipino arrivarono a Minas Tirith, capitale del regno di Gondor, dove furono
ricevuti dal sovrintendente Denethor, padre di Boromir e Faramir, al quale
Pipino prestò giuramento quale nuova Guardia della Cittadella.
Aragorn, Legolas e Gimli, insieme alla Grigia Compagnia dei
Dúnedain guidata da Elladan e Elrohir, attraversarono il Sentiero dei Morti
convocando l'esercito dei Morti, antichi soldati che, per aver infranto un
giuramento fatto ad Isildur, non potevano trovare la pace. Essi accettarono
quindi di aiutare l'Erede per essere liberati: i compagni, con quest'esercito,
conquistarono la flotta di Umbar e assieme ad un esercito di uomini del Sud si
mossero a loro volta verso Minas Tirith.
Merry intanto, respinto dal re che lo considerava un peso
per il suo esercito, si unì a un giovane soldato che aveva promesso di portarlo
di nascosto sul suo cavallo; i Rohirrim partirono e si diressero verso Gondor,
superando le fortificazioni grazie a un sentiero indicato loro dagli Uomini
Selvaggi.
Sotto le mura di Minas Tirith, assediata dagli Orchi,
infuriava la battaglia, e anche l'arrivo dei Rohirrim non sembrò risollevarne
le sorti; il giovane soldato che aveva aiutato Merry, in realtà Éowyn, nipote
del re che a sua volta desiderava fortemente andare in battaglia, e lo Hobbit
stesso, riuscirono a sconfiggere il Re Stregone di Angmar, rimanendo tuttavia
contaminati dall'Alito Nero. Re Théoden poco dopo morì, schiacciato dal suo
stesso cavallo; all'interno della città, Denethor fu preso dalla disperazione e
dalla follia e si suicidò tentando di portarsi via con sé Faramir. L'arrivo a
sorpresa di Aragorn e del suo esercito risolse finalmente la battaglia in
favore degli Uomini. Ma questa non era che una battaglia vinta, e Sauron era
ancora potente e l'Anello non distrutto. I Capitani dell'Ovest decisero allora
di muovergli guerra con poche centinaia di uomini, nella segreta speranza di
concentrarne le forze attorno al Cancello Nero e di aprire così la strada a
Frodo.
Libro VI: Frodo,
come visto, era prigioniero degli Orchi nella torre di Cirith Ungol, ma venne
liberato da Sam; insieme riuscirono a scappare, entrando così nel territorio di
Mordor. Tra Orchi e stenti quasi insopportabili, giunsero infine alla Voragine
del Fato, dove vennero attaccati da Gollum: questi riuscì a sottrarre l'Anello
a Frodo, staccandogli un dito con un morso, ma, mettendo inavvertitamente un
piede in fallo, cadde infine egli stesso nella lava, compiendo
provvidenzialmente la missione. L'Anello fu distrutto e Sauron sconfitto.
Frodo e Sam furono salvati con l'aiuto delle Grandi Aquile,
e l'esercito dell'Ovest, vittorioso, poté tornare a Minas Tirith. Qui Aragorn,
erede di Isildur, venne incoronato Re dei Regni riuniti di Arnor e Gondor, e
poté finalmente sposare l'elfa Arwen, figlia di Elrond di Gran Burrone. Dopo il
funerale di re Théoden e il ritorno a Rohan, anche Faramir ed Éowyn si
sposarono e diventarono signori dell'Ithilien, mentre il fratello Éomer divenne
il nuovo re di Rohan.
Dopo molte separazioni, ultima quella con Gandalf dopo Gran
Burrone, anche gli Hobbit rientrarono a casa, ma solo per trovare la Contea
disastrata, assediata dagli Uomini di Saruman ed asservita: riuscirono tuttavia
a fomentare la ribellione degli Hobbit, e sconfissero così Saruman, che anche
se risparmiato dagli Hobbit, fu ucciso da Grima Vermilinguo, il suo servitore.
Finita così anche nella Contea la guerra dell'Anello, Sam, Merry e Pipino si
sposarono a loro volta, mentre Frodo, non riuscendo a trovare pace a causa del
ricordo del suo fardello e delle ferite ricevute, insieme con Bilbo, Gandalf e
gli Elfi, partì per i reami immortali di Valinor.
La stesura: Tolkien
iniziò a scrivere Il Signore degli Anelli dietro richiesta dell'editore
londinese Stanley Unwin di dare un seguito a Lo Hobbit, pubblicato nel 1937.
La stesura dei primi capitoli fu difficoltosa e la trama
della storia molto incerta, tanto che l'autore inglese diede un titolo
all'opera solo nell'agosto dell'anno seguente. Le pressioni dell'editore, unite
alla difficile situazione familiare e economica, avevano reso ancora più
complicato il lavoro.
In data 19 dicembre 1937, Tolkien comunicò al signor Furth
della Allen & Unwin di aver completato il primo capitolo: «Ho scritto il
primo capitolo di una nuova storia sugli Hobbit: "Una festa a lungo
attesa". Buon Natale.» Nel febbraio 1938, questo capitolo venne battuto a
macchina e spedito all'attenzione di Rayner Unwin, il giovane figlio del suo
editore; lo scrittore chiese al bambino di fargli da critico: come per Lo
Hobbit, che aveva scritto per i propri figli, così anche il «seguito allo
Hobbit», nella concezione iniziale, non poteva, infatti, che riprenderne i
caratteri di letteratura per l'infanzia.
Il 17 febbraio, in una missiva in cui accennava il proposito
di pubblicare Mr. Bliss, e il giorno seguente, rispondendo ai complimenti di
Rayner, Tolkien espresse il timore di essersi arenato, di non riuscire ad
andare oltre al suo spunto iniziale avendo esaurito i temi narrativi migliori
nella pubblicazione precedente. Ma di lì a un mese la situazione iniziò a
sbloccarsi: l'autore comunicò all'editore di essere giunto al terzo capitolo,
«ma [ancora] i racconti tendono a sfuggire di mano e anche questo ha preso una
svolta inaspettata»; una "svolta" non gradita da Unwin che criticò i
due nuovi capitoli affermando che contenevano troppo "linguaggio
Hobbit", una valutazione condivisa, nella lettera di risposta, da Tolkien
stesso che si propose di limitarsi ammettendo di divertirsi di più a scrivere
in quel modo che a portare avanti effettivamente la trama.
Come traspare da questo primo carteggio, lo scrittore non
aveva inizialmente le idee chiare sulla stesura di Il Signore degli Anelli, ma
ciò dipendeva in parte dal suo stile narrativo; affermò di essersi messo in
qualche modo ad osservare ciò che facevano i suoi personaggi alla festa di
Bilbo, per vedere se fosse accaduto qualcosa di curioso, aspettando che gli
Hobbit e Gandalf combinassero qualcosa che facesse scaturire tutta l'avventura,
proprio come nelle pagine iniziali del precedente romanzo quando un improvviso
invito, rivolto ad uno stregone, a prendere un tè avrebbe sconvolto per sempre
la tranquilla routine esistenziale di Bilbo.
La casa di J.R.R. Tolkien a Oxford
La critica di Unwin ebbe, comunque, poco successo e gli
Hobbit continuarono a parlare in modo buffo e a comportarsi fanciullescamente
perché tale era la loro natura; la differenza tuttavia fra il modo di parlare
degli Hobbit e degli altri personaggi del romanzo rimane riscontrabile
pienamente solamente nell'edizione originale inglese e tende a perdersi, a
causa della difficile resa, nella trasposizione in lingua italiana. Un giudizio
articolato di Tolkien sul proprio modo di scrivere verrà sviluppato, tuttavia,
solo più tardi, quando l'autore, nel suo saggio Sulle fiabe, spiegherà il
concetto di "subcreazione" e con insistenza correggerà gli equivoci
interpretativi rispondendo alle critiche di chi vedeva nel Signore degli Anelli
un racconto allegorico.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale coinvolse
direttamente la famiglia Tolkien e sorprese l'opera ad un quarto circa della
sua definitiva stesura, rallentandola; Michael, il secondo figlio dello
scrittore, si era arruolato volontario nell'estate del 1940, partecipando alla
battaglia d'Inghilterra del 1941
in difesa degli aerodromi, dove rimase ferito.
Nell'estate del '43 Christopher, il terzo figlio, fu chiamato nella Royal Air
Force e nel 1944, dopo un periodo di addestramento, trasferito in Sudafrica
come pilota.
Le lettere datate fra il 1940 ed il 1945 sono quasi
esclusivamente indirizzate ai figli ed in particolar modo a Christopher; ma
sono anche ricche di particolari sul Signore degli Anelli e sulla sua
ambientazione, e i capitoli del libro vengono spediti in Sudafrica accompagnati
da accoratissime lettere attorno agli argomenti più disparati che coinvolgono
gli affetti, la fede cristiana, le paure per la guerra e la sorte del figlio.
Dopo il termine della guerra, l'attività di stesura del romanzo procedette di
nuovo con regolarità, ma sarebbero occorsi ancora dieci anni per la
pubblicazione nel 1954. A
ridosso di questa data si susseguono lunghe lettere destinate agli editori che,
nel frattempo, avevano perso interesse alla pubblicazione, soprattutto per le
grandi dimensioni dell'opera, in quanto Tolkien desiderava che Il Signore degli
Anelli fosse pubblicato assieme al Silmarillion.
Il lieto fine:Il
Signore degli Anelli, nonostante le peripezie raccontate, le vicende dagli
sfondi più o meno tragici, la morte che colpisce sia i buoni che i cattivi,
finisce con un lieto fine: il male viene sconfitto, il bene trionfa, tutto
riacquista un ordine e un equilibrio. Il lieto fine può essere inteso come un
riscatto dell'umanità, una sorta di fiducia da parte di Tolkien nei confronti
dell'uomo. Lo scrittore inglese lascia in vita quasi tutti i personaggi della
Compagnia dell'Anello, e di questi fa morire solo Boromir perché desideroso di
impossessarsi dell'anello, seppur per uno scopo nobile. Il romanzo non finisce
con una strage tra i protagonisti, bensì con una vittoria epica.
Questo va molto in contrasto con la vita di Tolkien, in
quanto lo scrittore partecipò alla Prima guerra mondiale come soldato ed
assistette agli sviluppi della Seconda; all'interno di La realtà in trasparenza
si trovano dei suoi pensieri riguardanti la Prima guerra mondiale, come «Le
guerre sono sempre perdute e la guerra continua sempre».[89][90]
A questo pessimismo (e forse realismo) riguardante la
società in cui vive, Tolkien accosta un lieto fine nel suo romanzo, quasi
volesse creare un mondo diverso da quello nel quale viveva quotidianamente, un
mondo che affronta il male con il coraggio, la determinazione, l'amicizia e lo
sconfigge per ritrovare finalmente la pace. Ma chi pensa che Tolkien sia un
personaggio del mondo che crea, si sbaglia: in una lettera ad Amy Ronald nel
1969 afferma: «Io in realtà, non appartengo alla storia che ho inventato, e non
voglio appartenervi»
Influssi sul genere
fantasy: L'enorme popolarità della saga epica tolkieniana espanse anche il
desiderio del pubblico di romanzi fantasy; grazie soprattutto a Il Signore
degli Anelli, il genere fantastico fiorì per tutti gli anni sessanta. Furono
pubblicati molti libri simili, per stile ed argomento, al libro dell'autore
inglese, fra cui i libri del Ciclo di Earthsea di Ursula Le Guin, La saga della
Riftwar di Raymond E. Feist, La saga dei Belgariad di David Eddings, il ciclo
di Shannara di Terry Brooks, Le cronache di Thomas Covenant l'incredulo di
Stephen R. Donaldson e i libri di La ruota del tempo di Robert Jordan. Nei casi
di Gormenghast di Mervyn Peake e di Il serpente Ouroboros di E. R. Eddison,
invece, i romanzi vennero riscoperti dopo un'iniziale scarso successo.
Il romanzo ha influenzato anche l'industria dei giochi di
ruolo, la quale si guadagnò una grande popolarità negli anni settanta grazie al
gioco Dungeons & Dragons. Molte fra le razze presenti nel gioco sono simili
per nome e caratteristiche a quelle di Il Signore degli Anelli, come ad esempio
gli halflings (inizialmente chiamati proprio Hobbit, successivamente cambiati
nel nome e, in parte, nelle caratteristiche, per evitare problemi
legali[92][93]), gli Elfi, i Nani, i Mezzelfi, orchi o draghi; tuttavia, uno
degli autori originari del gioco, Gary Gygax, ha affermato che l'influenza di
Il Signore degli Anelli sul gioco è minima, e che lui ha incluso quegli
elementi come mossa commerciale per alzare la popolarità del gioco, in quanto
molti fan del gioco all'epoca della sua uscita erano anche fervidi fan
dell'opera di Tolkien.
Il Signore degli Anelli ha influenzato, fra gli altri, la
creazione del gioco di carte collezionabili Magic: l'adunanza, come tra l'altro
di molti videogiochi, fra cui Final Fantasy IV, Ultima, Baldur's Gate,
EverQuest, The Elder Scrolls, RuneScape, Neverwinter Nights, e la saga di
Warcraft[95]; Oltre a questi, vi sono naturalmente i videogiochi espressamente
ambientati nella Terra di Mezzo.
Come in tutte le saghe di grande successo, esiste una grossa
quantità di lavori di scarsa qualità basati sull'opera, per i quali è stato
coniato l'aggettivo dispregiativo "Tolkieniesco". Esso indica il
genere riferito all'abuso della trama di base dell'opera tolkieniana: un gruppo
di avventurieri che si imbarcano in una missione per salvare il mondo dalle
armate di un oscuro signore. Ciò è indice di quanto sia aumentata la popolarità
di questo romanzo, da quando molti critici all'inizio lo bollarono come un
"Wagner per bambini" (in riferimento all'anello del Nibelungo) fino
alla rivisitazione del romanzo in chiave di una sorta di risposta cristiana a
Wagner.[96][97] Il libro ha aiutato anche a diffondere nei paesi anglosassoni
la corretta formazione della forma plurale di "elfi" (Elves) e
"nani" (Dwarves), una volta scritti e pronunciati "Elfs" e
"Dwarfs".
Il romanzo ha avuto anche un'influenza presso alcuni autori
di fantascienza successivi come Arthur C. Clarke: Clarke infatti fa riferimento
al Monte Fato nel suo libro 2010: Odissea Due.
Tolkien ha anche influenzato, per dichiarazione dello stesso
regista, la filosofia di alcuni film di Star Wars di George Lucas.
Adattamenti
cinematografici
Primi tentativi e
adattamenti:Esisteva un progetto dei Beatles per realizzare una versione di
Il Signore degli Anelli, ma non fu portato a termine a causa dell'opposizione
loro dimostrata dall'autore.
Una voce molto diffusa dice che anche Stanley Kubrick avesse
preso in considerazione la possibilità di girare una trilogia di film, ma
abbandonò l'idea perché troppo "vasta" per essere realizzata. Alla
metà degli anni settanta, il regista britannico John Boorman collaborò con il
produttore Saul Zaentz per realizzare un film dell'opera, ma il progetto
risultò troppo costoso per i finanziamenti a disposizione al tempo; Boorman
sfruttò comunque i suoi appunti per le riprese del film Excalibur.
Il Signore degli
Anelli (film 1978): Nel 1978, gli studios Rankin-Bass produssero il primo
vero adattamento cinematografico di materiale legato a Il Signore degli Anelli
con una versione animata televisiva di Lo Hobbit, un prequel della saga
maggiore. Poco dopo, Saul Zaentz riprese da dove la Rankin-Bass aveva concluso,
realizzando un adattamento a cartoni animati di La Compagnia dell'Anello e la
prima parte di Le due Torri: la versione animata di Il Signore degli Anelli,
originalmente pubblicata della United Artists, incorporava sequenze di animazione
su scene dal vivo, e fu diretta da Ralph Bakshi; questo lavoro, tuttavia, a
causa di problemi di budget e tempo, non fu di qualità elevata: alcune porzioni
vennero completamente rianimate e migliorate, mentre per altre venne usata la
tecnica del rotoscopio, dove l'animazione si sovrappone alle sequenze dal vivo.
Il film inoltre si conclude in maniera drastica, subito dopo la battaglia al
Fosso di Helm, e prima che Frodo, Sam e Gollum arrivassero alla Tana di Shelob
(le Paludi Morte, il Cancello Nero e la parte di Faramir sono state tagliate).
Nonostante i suoi sforzi, Bakshi non fu mai in grado di realizzare la seconda
parte della pellicola per completare il resto della storia, lasciando così la
porta aperta alla Rankin-Bass per finire il lavoro, cosa che effettivamente
avvenne con la versione animata del 1980 di Il ritorno del Re, realizzato dallo
stesso team che aveva portato sullo schermo Lo Hobbit la prima volta.
Adattamenti e la
trilogia cinematografica di Peter Jackson: Gli adattamenti fino ad ora
proposti erano principalmente rivolti ad un pubblico di ragazzi e bambini,
lasciando scontenta la maggior parte dei fan adulti, che rimproverava a tali
trasposizioni di aver ignorato gli aspetti più profondi e
"filosofici" della storia di Tolkien. Insomma, i relativi fallimenti
dei precedenti lavori scoraggiarono registi e case di produzione, che non
riproposero più l'idea, giudicata impossibile da portare sullo schermo, a causa
dell'enorme quantità di finanziamenti e di effetti speciali necessari, senza
contare il fatto che l'interesse generale per l'opera del professore inglese
stava man mano scemando. Fu solo con lo sviluppo di nuove tecniche
cinematografiche, in particolare l'evoluzione della computer grafica, che il
progetto venne ripreso in considerazione.
Attorno al 1995, la Miramax Films sviluppò un enorme
progetto di adattamento dal vivo di Il Signore degli Anelli, con il regista
neozelandese Peter Jackson dietro la macchina da presa, che avrebbe dovuto
svilupparsi in due film. Quando la produzione divenne troppo costosa per le
intenzioni della casa di produzione, la New Line Cinema rilevò la
responsabilità della produzione, credendo fino in fondo nel progetto, e
ampliando il numero di film da due a tre, per rispettare meglio i tempi del
libro; i dirigenti e fondatori della Miramax, Bob Weinstein e Harvey Weinstein,
tuttavia, rimasero inseriti nel progetto, nel ruolo di produttori.
I tre film vennero girati contemporaneamente, in diversi set
sparsi per la Nuova Zelanda, e sono caratterizzati da un ampio utilizzo di
effetti speciali assolutamente innovativi e di modellini e diorama, sviluppati
interamente dalla Weta Digital e dalla Weta Workshop, società cinematografiche
fondate da Peter Jackson stesso. La computer grafica, in particolare, è stata
molto usata, sia nelle piccole ambientazioni (ad esempio la creazione del
personaggio di Gollum, interamente in CG e primo esperimento nel genere così
ben riuscito) che nelle scene delle grandi battaglie, per quali sono state
programmate migliaia di comparse digitali, in modo tale che avessero una
discreta autosufficienza di movimento ed azione.
Teatro: Negli
ultimi anni sono state approntate alcune rappresentazioni teatrali basate su Il
Signore degli Anelli. Tra queste, lunghe rappresentazioni complete di La
Compagnia dell'Anello (2001), Le due Torri (2002) e di Il ritorno del Re (2003)
sono state messe in scena negli Stati Uniti a Cincinnati, Ohio. Nel 2006, un
musical in grande stile della durata di tre ore e mezzo fu prodotto a Toronto,
in Canada, ma gli eccessivi costi di produzione fecero cancellare il musical
solo sei mesi dopo; una versione dello stesso, tagliata e riscritta in alcune
parti, ha cominciato ad essere rappresentata a Londra a partire da maggio 2007.
Giochi di ruolo: La
saga epica di Tolkien ha avuto una significativa influenza sull'industria del
gioco di ruolo, che ha acquistato popolarità a partire dagli anni settanta con
Dungeons & Dragons, un gioco caratterizzato dalla presenza di molte razze
che si trovano in Il Signore degli Anelli, tra cui gli halfling (un altro
termine per gli hobbit). L'opera continua ad avere un grosso peso sia nei
tradizionali giochi di ruolo carta e matita che nei videogiochi di ruolo con
temi fantasy ed epici.
Più di un gioco di ruolo è stato basato specificatamente su
Il Signore degli Anelli. Il più popolare è il Gioco di Ruolo del Signore degli
Anelli (GIRSA), che però è attualmente fuori produzione, avendo la sua casa
editrice perso la licenza per produrlo. In occasione dell'edizione del film
diretto da Peter Jackson è stato prodotto un nuovo gioco di ruolo ufficiale
dalla Deciphers Games, che adotta sia l'iconografia del film che quella del
romanzo, lasciando al "narratore" il compito di decidere quale delle
due utilizzare.
Esistono inoltre giochi da tavolo basati sull'opera, tra cui
il wargame tridimensionale Il Signore degli Anelli - Gioco di battaglie
strategiche dell'azienda inglese Games Workshop, in cui si gioca con miniature
che rappresentano sia tutti i personaggi del libro, ma anche quelli presenti
nel Silmarillion; c'è anche una serie di miniature della stessa azienda di
miniature basate su Lo Hobbit, in scala 10 mm, di un gioco chiamato The battle of five
armies (La battaglia dei cinque eserciti) le cui regole però non sono state
tradotte in italiano.
Il signore degli
anelli - Le due torri:
"Non
saremmo qui, se avessimo avuto le idee un po' più chiare prima di partire. Ma
suppongo che accada spesso. Penso agli atti coraggiosi delle antiche storie e
canzoni, signor Frodo, quelle ch'io chiamavo avventure. Credevo che i meravigli
osi protagonisti delle
leggende partissero in cerca di esse, perché le desideravano, essendo cose
entusiasmanti che interrompevano la monotonia della vita, uno svago,un
divertimento. Ma non accadeva così nei racconti veramente importanti, in quelli
che rimangono nella mente. Improvvisamente la gente si trovava coinvolta, e
quello, come dite voi, era il loro sentiero. Penso che anche essi come noi
ebbero molte occasioni di tornare indietro, ma non lo fecero. E se lo avessero
fatto noi non lo sapremmo, perché sarebbero stati obliati. Noi sappiamo di
coloro che proseguirono, e non tutti verso una felice fine, badate bene; o
comunque non verso quella che i protagonisti di una storia chiamano una felice
fine. Capite quel che intendo dire: tornare a casa e trovare tutto a posto,
anche se un po' cambiato.... come il vecchio signor Bilbo. Ma probabilmente non
sono quelle le migliori storie da ascoltare, pur essendo le migliori da vivere!
Chissà in quale tipo di vicenda siamo piombati!». «Chissà!», disse Frodo. «Io
lo ignoro. e così accade per ogni storia vera. Prendine una qualsiasi fra
quelle che ami. Tu potresti sapere o indovinare di che genere di storia si
tratta, se finisce bene o male, ma la gente che la vive non lo sa, e tu non
vuoi che lo sappia».