mercoledì 26 settembre 2012

Dragon Trainer



Titolo originale: How to Train Your Dragon
Regia: Chris Sanders, Dean DeBlois
Autrice del romanzo: Cressida Cowell
Durata: 98 min

Trama: Il film, ambientato nel mondo dei Vichinghi, racconta la storia di un ragazzo di 14 anni, Hiccup (in inglese significa "singhiozzo"), che fatica ad ambientarsi e a dimostrare il suo valore in qualità di uccisore di draghi (occupazione principale di ogni Vichingo), rendendolo la delusione di Stoick, suo padre, nonché capo del villaggio. Per questo il ragazzo è relegato nell'officina del vecchio Skaracchio a lavorare come aiutante fabbro. Durante un attacco notturno, Hiccup sperimenta un'arma automatica di sua invenzione e riesce a colpire un terribile drago leggendario che nessuno ha mai visto, la Furia Buia, che precipita nella foresta vicina al villaggio. Dopo essere stato messo in punizione, Hiccup di soppiatto esce di casa e inizia a cercare il drago. Quando lo trova decide di ucciderlo per portare il suo cuore come trofeo ed essere finalmente accettato dalla tribù ma, vedendo la bestia spaventata, la libera e il drago scappa via senza aggredire il ragazzo. 
Stoick, sotto consiglio di Skaracchio, decide di dare una possibilità a Hiccup e gli dà il permesso di essere addestrato nel combattere i draghi nell'arena del villaggio. Il giorno seguente Hiccup si presenta all'addestramento ma, messo contro un drago insieme agli altri aspiranti guerrieri, finisce quasi per essere ucciso se non fosse per l'intervento di Skaracchio. Tornato nella foresta, Hiccup trova di nuovo la Furia Buia che aveva precedentemente catturato e nota che è impossibilitata a volare per qualche motivo. Le sue visite nella foresta si fanno più frequenti e pian piano Hiccup riesce a conquistare la fiducia nel drago, a cui dà il nome "Sdentato" (per via dei suoi denti retrattili che lo fanno apparire a volte senza denti). Inoltre riesce a capire il motivo per cui il drago non vola più in seguito alla cattura e gli costruisce una protesi alla coda per permettergli di librarsi in volo. Col tempo Hiccup impara a cavalcare Sdentato con ottimi risultati controllando con la gamba sinistra l'apertura e la chiusura dell'aletta artificiale costruita da lui.
Grazie a Sdentato, Hiccup capisce molti segreti sui draghi e inizia a sorprendere tutti sconfiggendoli uno dopo l'altro senza ricorrere alla forza bruta, tanto da essere scelto per l'esame finale. Tutto questo scatena la gelosia di Astrid, ragazza eccezionalmente brava nel cacciare i draghi. Stoick è finalmente orgoglioso di suo figlio e lo considera un vero Vichingo. Lo stesso giorno Astrid segue di nascosto Hiccup nella foresta e scopre che il ragazzo è diventato amico di un drago. Quando cerca di scappare per rivelare tutto al villaggio, Hiccup la rapisce e la porta a fare un volo in groppa a Sdentato spiegandole che i draghi in realtà non sono malvagi e attaccano esclusivamente per difendersi, facendole cambiare idea definitivamente. Durante il volo Sdentato viene attirato da un rumore e finisce in uno stormo di draghi carichi di cibo che si dirigono verso l'Isola dei Draghi. Condotti dentro una montagna-vulcano, Hiccup e Astrid scoprono che tutto il cibo rubato dai draghi ai Vichinghi viene usato per nutrire la loro gigantesca e mostruosa regina-drago che mangia persino i suoi simili se non adempiono al loro compito, tant'è un Gronkio, non essendo riuscito a portarle una quantità minima di cibo, lascia cadere nel vuoto un pesciolino fino e leggero che la regina non gradisce e viene così risucchiato. Con difficoltà Hiccup e Astrid riescono a scappare e ritornano al villaggio. Atterrati Astrid bacia Hiccup in segno di riconoscenza e gli augura buona fortuna per la sfida.
Il giorno seguente Hiccup sostiene l'esame per diventare Vichingo a tutti gli effetti, ma quando viene messo contro di lui un Incubo Orrendo, invece di combatterlo lo calma con le tecniche apprese. Nello sconcerto generale Stoick colpisce con il suo martello una pala di ferro, facendo infuriare il drago e Hiccup rischia di essere ucciso se non fosse per l'arrivo di Sdentato che fronteggia il drago. Nella confusione generale Sdentato viene catturato dai Vichinghi e Hiccup viene sgridato dal padre che è furioso poiché ha tradito tutti loro, facendo scoppiare un litigio durante il quale Hiccup spiega al padre, anche se non gli crede affatto, che i draghi fanno delle razzie perché sono costretti e fa l'errore di rivelare a Stoick dell'isola. Quest'ultimo cerca quindi di farsi dire dal figlio dove si trova il nido e nel difendersi Hiccup fa un errore peggiore di quello di prima che costerà al suo amico Sdentato la libertà: senza volerlo afferma non solo che il nido l'ha scoperto Sdentato ma che solo un drago può trovare l'isola. A questo punto Stoick decide di partire alla volta dell'isola dei draghi usando lo stesso Sdentato come guida. Hiccup cerca di avvertirlo della regina dei draghi che lo divorerebbe con tutti i vichinghi ma il padre non solo non gli crede, ma lo getta addirittura in un angolo bruscamente, dicendogli perfino questa frase:
           
« Sei in combutta con loro ormai, tu non sei un vichingo... tu non sei mio figlio! »

Hiccup e Astrid, insieme agli altri ragazzi, decidono di fermare l'impresa suicida di Stoick e partono alla volta dell'isola cavalcando i draghi. Arrivati sull'isola, Stoick e gli altri Vichinghi fanno esplodere il fianco della montagna, facendo uscire tutti i draghi e cantando vittoria, ma troppo presto, infatti, dal buco gigantesco, sbuca la regina di tutti i draghi, la Morte Rossa (uno spaventoso e gigantesco drago grigio, con spine rosse, sei occhi, una mazza chiodata a forma di palla e che sputa un fuoco di dimensioni sproporzionate) e i Vichinghi si trovano ad affrontarla senza alcuna speranza di vittoria. I ragazzi arrivano appena in tempo per soccorrere i loro genitori e Hiccup riesce a liberare Sdentato grazie all'aiuto di Stoick, che dopotutto considera suo figlio un vero Vichingo per il suo coraggio. I due giovani ingaggiano una terribile battaglia aerea contro la Morte Rossa, durante la quale Astrid rischia la vita. La Morte Rossa, infatti la risucchia con il suo Uncinato Mortale, ma prima di finire mangiata viva con il suo drago, arriva Hiccup con Sdentato a salvare entrambi, rischiando per poco di finire imprigionati nelle grandi fauci della regina. Hiccup e Sdentato attirano la Morte Rossa, che si libra in aria inseguendoli. Durante la battaglia, Sdentato colpisce con il suo fuoco le ali della Morte Rossa che, furiosa, apre la bocca sputando fiamme così grandi che sembrano provenire dall'Inferno, facendo bruciare l'ala artificiale di Sdentato ma che per fortuna resiste ancora. Quando la Morte Rossa apre di nuovo la bocca, fa scoprire ai due eroi che per sputare fuoco usa un gas tossico e altamente infiammabile. Sdentato sputa una fiamma energetica nella sua bocca e uccide la Morte Rossa, che s'incendia all'istante bruciandosi dall'interno all'esterno non appena prende impatto col terreno. Tuttavia, durante la fuga dall'esplosione verso l'alto, l'ala artificiale di Sdentato si stacca e Hiccup cade da Sdentato (poiché urtano contro la coda a mazza della Morte Rossa), e quest'ultimo cerca disperatamente di recuperarlo, ma troppo tardi: le fiamme già avvolgono il ragazzo, ma alla fine, nell'esplosione, il drago riesce ad avvolgere Hiccup con le ali, salvandolo dalla morte. Creduto morto da tutti, Stoick ritrova Hiccup tra le ali di Sdentato e lo soccorre con l'aiuto di Skaracchio. Qualche giorno più tardi Hiccup si risveglia e scopre di aver perso il piede sinistro nel combattimento, ma è comunque felice in quanto la guerra tra Vichinghi e draghi è giunta al termine ed ora questi sono divenuti ospiti del villaggio. Dopo aver ricevuto un altro bacio da Astrid, Hiccup si mette in groppa a Sdentato per volare insieme agli altri ragazzi. Il film termina con la voce fuori campo di Hiccup che dice:
           
« Questa è Berk. Nevica per nove mesi all’anno e per gli altri tre grandina. Le cose da mangiare che crescono qui sono dure e insapori, le persone che crescono qui lo sono ancora di più. L’unica nota positiva sono gli animali da compagnia: in molti posti hanno pony e pappagallini, noi abbiamo... i draghi! »
Produzione: Nella fase di sviluppo iniziale, la trama seguiva quella del romanzo originale, ma è stata poi modificata. Circa a metà strada attraverso la produzione, Chris Sanders e Dean DeBlois, i registi e ideatori di Lilo & Stitch, divennero co-registi. La trama originale è stata "molto fedele al libro", ma era considerata orientata ad un pubblico troppo giovane e troppo "dolce" e "capriccioso", secondo Baruchel. Nel romanzo, il drago di Hiccup è senza denti ed incredibilmente piccolo per essere un drago. Nel film, è una Furia Buia, il più raro di tutti i draghi, ed è grande abbastanza per essere cavalcato contemporaneamente da Hiccup e da Astrid. I registi assunsero il direttore della fotografia Roger Deakins (noto per la frequente collaborazione con i fratelli Coen) come consulente visivo per aiutarli con illuminazione e l’aspetto generale del film e soprattutto per "aggiungere una sensazione di live-action".
In linea con il tono più maturo del film, gli amministratori hanno deciso che gli eroi avrebbero dovuto sconfiggere il grande drago, ma il fatto di farli rimanere illesi dopo lo scontro avrebbe danneggiato l’autenticità tematica della storia. Per rimediare a ciò, il climax del racconto è stato cambiato per avere Hiccup ferito e in stato di incoscienza dopo essere stato quasi ucciso nella disfatta del drago. Inoltre, nell'epilogo Hiccup riprende conoscenza per scoprire che la sua gamba sinistra è stata amputata sotto il ginocchio, proprio come il suo compagno drago ha perso l’ala posteriore sinistra della coda. Quando questa scena è stato proiettato per il pubblico di prova, i produttori sono stati contattati dai genitori tra il pubblico di propria iniziativa per lodare lo sviluppo storia e chiesero che la scena fosse mantenuta nel montaggio finale. In aggiunta, Cressida Cowell ha approvato le modifiche, dicendo che sono fedeli allo spirito dei suoi libri.

Frank Jabroni. Nemico pubblico n.9



Titolo: Frank Jabroni. Nemico pubblico n.9
Autore: Paci Alessandro, Nonfanti Alessio
Editore: Wizard Productions  

Trama: Franco Giabroni è un modesto filmmaker italiano con un'idea fissa: dirigere un film americano. Proprio nel periodo peggiore della sua carriera professionale, riceve dall'America un'eredità dallo zio Jack, descritto sempre dai compianti genitori come grande produttore cinematografico ma in realtà boss della mafia italoamericana. Le ultime volontà dello zio Jack sono le seguenti: gli eredi potranno dividersi il suo ingente patrimonio solo se riusciranno a "redimere" l'unico Jabroni onesto, il cugino Franco, il quale dovrà entrare nella lista dei 10 uomini più ricercati dalla polizia di Providence. Giunto negli States Franco convinto di coronare il sogno di una vita, si ritrova non a dirigere una casa di produzione, bensì a capo di una famigerata famiglia mafiosa.

Commento: Un'idea originale e nuova, in un panorama letterario dove la banalità e la monotonia sembrano sempre più farla da padrona. Una storia fresca, frizzante, a tratti intrigante e sempre molto divertente. Una vicenda "italiana" e al contempo "americana", un ottimo mix buono per tutti i gusti. Un libro che si legge e si fa leggere volentieri, capace anche di regalare qualche emozione vera e tante risate! 

martedì 25 settembre 2012

Il leone, la strega e l'armadio



Titolo originale: The Lion, the Witch and the Wardrobe
Autore: C. S. Lewis
Prima edizione: 1950
Serie: Le cronache di Narnia

Trama: Durante la Seconda Guerra Mondiale, quattro fratelli sono costretti a fuggire in una villa in campagna a causa dei bombardamenti. Vanno a vivere dall’anziano professor Digory Kirke. Un giorno i quattro ragazzi decidono di giocare a nascondino. Lucy, la più piccola, entra in un guardaroba in una stanza vuota della grande villa, ed incredibilmente scopre che l'Armadio è la porta per un altro mondo, un mondo innevato popolato da animali parlanti e creature mitologiche. Un fauno di nome Tumnus, spiegherà a Lucy che Narnia, questo il nome del Paese, è precipitata in un inverno senza fine da quando la strega bianca ha preso il potere. Quando Lucy torna nel suo mondo i fratelli non credono alla sua storia, ma successivamente si ritroveranno tutti e quattro nel magico regno e scopriranno di essere i prescelti, gli unici che potranno sconfiggere la Strega Bianca e porre fine all'inverno. Anche se Edmund tradisce inizialmente i compagni a causa dell'inganno della Strega, che ha il potere di trasformare le altre creature in statue, i fratelli, anche con l'aiuto del Grande Leone Aslan e della gentile coppia di castori riusciranno ad avere la meglio e a sconfiggerla. In seguito vengono incoronati da Aslan Re e Regine di Narnia e regnano per molti anni, divenendo adulti, finché per puro caso non entrano nuovamente nell'Armadio e, tornati nel nostro mondo, scoprono che qui il tempo non è trascorso. Si ritrovano così di nuovo ragazzi e raccontano solo al professor Kirke la loro fantastica e lunga avventura. Il professore, seduto sulla poltrona, s'incuriosisce e pone ai ragazzi numerose domande sul fauno Tumnus.
La Profezia di Narnia narra:
 - Verrà il tempo in cui due figli d'Adamo e due figlie di Eva libereranno Narnia dalla tirannia. Il dolore sparirà, quando Aslan comparirà; al drigignare dei suoi denti fuggon tutti i malviventi; quando romba il suo ruggito, gelo e inverno è ormai finito; se lui scuote la sua criniera, qui torna la Primavera. -

Il nipote del mago



Titolo originale: The Magician's Nephew
Autore:  Clive Staples Lewis
Prima edizione: 1955
Serie: Le cronache di Narnia

Trama: Digory e la sua amica Polly sono due bambini che abitano a Londra in due case comunicanti e che, in cerca di avventure, s’imbattono nel cattivo zio di Digory: un mago perfido e crudele ma autentico e capace.
Lo zio Andrew con un tranello riesce a convincere Polly ad indossare un particolare anello che lei aveva visto e che le era piaciuto molto. Si tratta di un gioiello dal colore giallo dotato di poteri magici ed infatti, subito dopo averlo indossato, la bambina scompare dalla soffitta dove lo zio Andrew aveva creato il suo studio.
Il mago rivela a Digory il segreto di quell'anello ed il ragazzo è costretto a seguire Polly ovunque essa sia arrivata indossando l’anello magico giallo, portando con sé due anelli verdi che secondo lo zio Andrew li avrebbero riportati subito a casa.
Digory, indossa dunque l’anello giallo tenendo in tasca quelli verdi in modo da non toccarli e venir nuovamente teletrasportato nello studio del mago, e arriva così nella Foresta di Mezzo, che più tardi si rivelerà essere una zona di transizione tra i diversi mondi esistenti. In questo luogo sono infatti presenti numerosi stagni che conducono alle varie dimensioni parallele. Questa foresta è assai calma e vi regnano il silenzio ed un caldo soporifero: questo clima ha dei particolari effetti su Digory e Polly che, a prima vista, non si riconoscono e non si rendono neppure conto della loro presenza in quel luogo e di tutto ciò che era passato prima del loro arrivo nella foresta.
Digory aveva un’idea vaga di quanto fosse accaduto: non ricordava come fosse arrivato fin lì; non pensava a Polly, allo zio Andrew e neppure alla sua mamma; non era spaventato, eccitato o incuriosito. Se qualcuno gli avesse chiesto da dove provenisse, con molta probabilità Digory avrebbe risposto: "Sono sempre stato qui..."
           
« È un posto dove le cose non accadono. Si sentono solo crescere gli alberi » - (Digory)

Successivamente, i due incuriositi dall'atmosfera che si respira in quel luogo incominciano ad esplorare i diversi stagni, seguendo le approssimative indicazioni date dallo zio Andrew: indossando gli anelli verdi nella Foresta di Mezzo ed entrando in uno degli stagni si può accedere a uno dei tanti mondi paralleli esistenti, indossando quelli gialli dal mondo che si è visitato è possibile far ritorno nella foresta.
Il primo mondo che visitano è quello della Regina Jadis, nella città di Charn, autoproclamatasi regnante dopo una sanguinosa battaglia a cui aveva messo fine lei stessa grazie ai suoi poteri magici e alla parola deplorevole, incantesimo che annienta ogni essere vivente fuorché colui che lo pronuncia.
           
« Non ricorsi al mio potere finché non vidi cadere l’ultimo dei miei soldati. Intanto mia sorella, alla testa delle truppe ribelli, risaliva la grande scalinata che dalla città porta a questa terrazza. La aspettai. Volevo vederla in faccia, guardarla negli occhi. Non appena mi fu di fronte, mi rovesciò addosso il suo sguardo cattivo e gridò: Vittoria! e io dissi: "Sì, vittoria. Ma non appartiene a te."...»

Ma la regina Jadis un istante dopo pronunciò la parola deplorevole e fu ad un tratto l'unica sopravvissuta nel suo mondo... Dopo ciò, fece un incantesimo per il quale visse un sonno incantato a tavola con i suoi antenati pietrificati. Si sarebbe risvegliata solo al suono di una campana. Sfortunatamente, Digory suona quella campana, risvegliando così la regina. Questa si convince erroneamente che lo zio Andrew sia il più grande mago del mondo e così decide di incontrarlo a Londra.
 I ragazzi tentano di fuggire da questa perfida creatura ma lei riesce comunque ad arrivare a Londra aggrappandosi a loro proprio mentre usano l'anello verde. Una volta giunta nel nostro mondo, Jadis pretende di poterne assumere il comando.
Tornati a Londra, lo zio Andrew si rivela molto interessato alla strega (infatti provava grandissima ammirazione per chiunque avesse poteri magici), che lo nomina suo schiavo e insieme a lui vuole conquistare il mondo. La strega chiede allo zio Andrew di farle visitare Londra, ma al ritorno vengono inseguiti dalla polizia a causa della rapina che aveva commesso la strega. Digory, che ha combinato il guaio svegliando la strega dall'incantesimo, insieme alla sua amica Polly la riportano nella Foresta di Mezzo, dove improvvisamente si sente debole e vulnerabile. Con loro però, grazie al potere degli anelli, vengono trascinati anche lo zio Andrew, il cocchiere Frank e il suo cavallo Fragolino (poi ribattezzato Piumino).
Insieme giungono in un mondo che ancora deve essere creato, e che nasce sotto i loro occhi grazie all'intelligenza ed al canto del leone Aslan, che fa sorgere monti, prati e vallate, dà vita e parola agli animali e incorona il primo re e la prima regina di Narnia: il cocchiere Frank e la moglie Helen.
Più tardi Digory viene incaricato da Aslan della ricerca della Mela del Giardino Segreto per dare così vita ad un albero che in futuro avrebbe protetto Narnia dal male e dalla strega Jadis. Il ragazzo in groppa al cavallo Piumino ed insieme alla giovane amica Polly, arriva al Giardino Segreto dove coglie la mela e ritrova la perfida strega, che cerca di convincerlo a prendere una mela anche per la madre malata, ma Digory non permette al suo egoismo di prevalere e di disobbedire alla richiesta di Aslan. Così torna dal leone e pianta l'albero, da cui Aslan gli permette di cogliere una mela per la madre.
Digory, Polly e lo zio Andrew fanno ritorno a Londra. Digory offre la mela magica alla madre e la donna, già il giorno seguente, recupera le sue forze. Il ragazzo poi pianta il torsolo di quella mela in giardino e assieme all'amica Polly vi seppellisce anche gli anelli magici, prima di doversi trasferire nella villa di campagna che suo padre aveva ereditato.
Quando ormai molti anni erano passati e quella villa era divenuta di sua proprietà, il Professor Digory Kirke è costretto a tornare temporaneamente a Londra, poiché una tempesta aveva sradicato tutti gli alberi, compreso quello che era nato dal torsolo della mela magica. Dispiacendogli usare l'albero come legna da ardere, decide di costruire un Armadio Guardaroba, i cui segreti si sarebbero svelati molti anni più tardi.

mercoledì 19 settembre 2012

Le cronache di Narnia


Le cronache di Narnia (The Chronicles of Narnia) è una serie di sette romanzi per ragazzi di genere fantasy scritti da C. S. Lewis.
Presentano le avventure di un gruppo di bambini che giocano un ruolo centrale nella storia del reame di Narnia, dove gli animali parlano, la magia è comune ed il Bene è in lotta con il Male. Oltre alle numerose tematiche cristiane, la serie prende in prestito anche personaggi e le idee della mitologia greca e romana, come pure dai racconti tradizionali britannici e dalle fiabe irlandesi. I libri sono famosi anche per le illustrazioni di Pauline Baynes.

I libri nell'ordine di pubblicazione sono:

Il leone, la strega e l'armadio (The Lion, the Witch, and the Wardrobe - 1950)
Il principe Caspian (Prince Caspian - 1951)
Il viaggio del veliero (The Voyage of the Dawn Treader - 1952)
La sedia d'argento (The Silver Chair - 1953)
Il cavallo e il ragazzo (The Horse and His Boy - 1954)
Il nipote del mago (The Magician's Nephew - 1955)
L'ultima battaglia (The Last Battle - 1956)
 Il primo editore americano Macmillan numerò i libri e li pubblicò nell'ordine di pubblicazione originale. Quando HarperCollins ottenne la serie rinumerò i libri usando l'ordine cronologico interno, come suggerito dal figlio adottivo di Lewis, Douglas Gresham.
Il nipote del mago
Il leone, la strega e l'armadio
Il cavallo e il ragazzo
Il principe Caspian
Il viaggio del veliero
La sedia d'argento
L'ultima battaglia

Gresham citando la risposta di Lewis ad una lettera del 1957 di un fan americano, che aveva discusso con sua madre riguardo quest'ordine:

« Penso di essere d'accordo con il vostro ordine (cioè quello cronologico) per leggere i libri più che con quello di vostra madre. La serie non è stata pianificata fin dall'inizio come lei pensa. Quando scrissi 'Il Leone..', non sapevo che ne avrei scritto ancora. Quindi scrissi il 'Principe Caspian' come seguito ed ancora non pensavo che ne avrei scritti altri, e quando completai 'Il viaggio del veliero' ero sicuro che sarebbe stato l'ultimo. Ma scoprii che mi sbagliavo. Quindi forse non importa in che ordine qualcuno li legge. Non sono neanche sicuro che gli altri siano stati scritti nello stesso ordine nel quale sono stati pubblicati »

Per adesso concludo questo post con questa infarinatura generale sulle Cronache di Narnia.
Prometto di recensire tutti e sette i libri di Lewis, ma lo voglio fare singolarmente perché c’è tanto da dire su ognuno di questi!

9



Titolo originale: 9
Regia: Shane Acker
Cast: Elijah Wood, John C. Reilly,  Jennifer Connelly,  Crispin Glover,  Martin Landau, Christopher Plummer,  Fred Tatasciore
Durata: 79 min

 9 è un film di animazione del 2009 diretto da Shane Acker ed è basato sull'omonimo cortometraggio del 2005. Il film è prodotto da Tim Burton e Timur Bekmambetov. Nonostante il film sia stato realizzato con la grafica computerizzata, ricorda, per l'uso dei pupazzi animati, la tecnica dello Stop Motion usata dallo stesso Burton per la realizzazione di film come Nightmare Before Christmas del 1993 e La sposa cadavere del 2005.
Trama: 9 si svolge in un futuro lontano (caratterizzato però in modo molto suggestivo da una tecnologia che ricorda l'industria bellica anni 40) in cui nessuna forma di vita esiste più sulla terra in seguito alla battaglia apocalittica tra macchine ed esseri umani. Una bambola di pezza si risveglia in un laboratorio e subito scopre che esistono suoi simili che vivono nascosti poco lontano. 
Le bambole hanno diversi caratteri e i loro nomi sono i numeri che hanno segnati sulla loro schiena. 
Il gruppo è composto da 1 (Christopher Plummer), il capo autoimposto del gruppo, veterano di guerra dai modi prepotenti; 2 (Martin Landau), un vecchio inventore; 5 (John C. Reilly), un meccanico con un occhio solo; 6 (Crispin Glover), un oracolo che dipinge all'infinito lo stesso simbolo; 7 (Jennifer Connelly), una guerriera valorosa e 8 (Fred Tatasciore), un guerriero molto grosso che, a differenza delle altre bambole, ha il numero indicato sulla spalla anziché sulla schiena. Nel gruppo compaiono anche due bambole gemelle, 3 e 4, abili a catalogare ogni cosa e che indossano sempre un cappuccio. L'intraprendenza di 9 e la tenacia di 7 riusciranno a far superare al gruppo le limitazioni di 1, a scoprire i segreti del passato e le dinamiche del nuovo mondo in modo da portare la storia su altri binari. Nel film vi sono varie situazioni molto simili all'omonimo cortometraggio, dal quale il film prende spunto.
Origine della trama: Il film è tratto dal cortometraggio 9 realizzato nel 2005 e diretto sempre da Shane Acker. Il cortometraggio all'epoca fu nominato al premio Oscar 2006 nella categoria miglior cortometraggio d'animazione, vinto poi dal film The Moon and the Son di John Canemaker.

Voto: 8

I Crepuscolari.. una nuova saga fantasy ha inizio



La saga dark fantasy “I Crepuscolari” porterà il lettore in contatto con la sua parte più oscura già dal suo primo libro I fiori del crepuscolo.
Continui colpi di scena e sacrifici inevitabili segnano il cammino dei protagonisti, che si spingeranno ben oltre il punto del non ritorno, mossi solo dalla loro sete di vendetta.

– Sorridi, perché oggi morirai dando vita al crepuscolare più perfetto che sia mai esistito. –

Per prenotare “I Crepuscolari – I fiori del crepuscolo” o per QUALSIASI informazione potete mandare una email all’indirizzo: ilaria@fedeloseditrice.com



Vieni a visitare la pagina de “I crepuscolari” su Facebook e clicca su “Mi piace” per essere sempre aggiornato: 
 


La novita' del racconto risiede nel non aver concesso niente al racconto che non fosse necessario allo stesso. I Crepuscolari ha il pregio di raccontare storie autogeneranti che vivono del tutto autonomamente rispetto il canovaccio dell'aut
ore. Federico Marvasi dimostra di avere le idee chiare su come si scrive un fantasy e cio' fa ben sperare sullo sviluppo della saga.

- L'Editore-

lunedì 17 settembre 2012

Carte d’avana



 Titolo: Carte d’avana
Autore: Testo di D. Barilli e Immagini di G. Lunatici
Editore: Fedelo's Editrice

Orde di turisti sbarcano ogni anno a Cuba: la maggior parte di loro non si muove dalle spiagge di Varadero o Cayo Largo, soggiorna negli alberghi a cinque stelle e si sposta con pullmini privati per il tour classico dei vacanzieri. Ma c'è anche un altro modo di viaggiare. Per vivere dal di dentro, nella calle - nelle strade dell'Avana - la fine di un'illusione. Questo libro vuole esserne una testimonianza. Sfuggendo dalla facile trappola della denuncia esibita, l'autore racconta senza enfasi e retorica l'altra faccia di una delle città più affascinanti del mondo, dove tutto è eventuale e possibile. Sorprendente, immobile, contraddittoria, magica, disperata, la capitale della ''perla del Caribe'' è un concentrato di scoperte e inganni che non può lasciare indifferente chi la visita senza pregiudizi.
Sfuggendo dalla facile trappola della denuncia esibita, l'autore racconta senza enfasi e retorica l'altra faccia di una delle città più affascinanti del mondo, dove tutto è eventuale e possibile.

CARTE D'AVANA vincitore del premio MicroEditoria nella categoria Narrativa
Nella sua essenzialità, la galleria di baedeker è preziosa, equilibrata e compiuta. Apprezzate l’inserzione di termini locali e la fedeltà allo spirito dolce amaro che ogni attento visitatore di Cuba può ivi trovare e portare con sé.
La scelta minimalista di prediligere minuti elementi descrittivi con poetica evocativa ma priva di fronzoli, ha giocato a favore di un alto gradimento dell’opera

 Davide Barilli , autore di Carte d’Avana – Fedelo’s Editore – vincitore del Premio Microeditoria di Qualità per la sezione narrativa alla Rassegna di Microeditoria tenutasi a Chiari (Bs) nella location di Villa Mazzotti, splendido esempio di liberty lombardo.



Parma 25 agosto 1972.






Titolo: Parma 25 agosto 1972. Omicidio di Mariano Lupo
Autore: Piermichele Pollutri
Editore: Fedelo’s Editrice

Il libro di Piermichele Pollutri “Parma 25 agosto 1972″ ha il merito di sottrarre all’oblio, attraverso la ricostruzione della vicenda, del contesto sociale e politico, nazionale e locale, l’omicidio dell’operaio e militante di Lotta Continua, Mariano Lupo.
Pollutri si sofferma giustamente sulla matrice neo-fascista dell’omicidio, sui legami tra la destra radicale e “di movimento” e il Msi, sulle relazioni sotterranee locali tra i fascisti e la Dc, sul sostegno dei poteri forti e della stampa parmense a chi, con il terrore e i manganelli, si proponeva come il vero garante dell’ordine.
Non solo Mariano Lupo non venne ucciso da semplici delinquenti, come sosteneva il Questore di Parma e la prima scandalosa sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Ancona, ma i suoi assassini – i camerati Edgardo Bonazzi, Andrea Ringozzi e Luigi Saporiti – usarono la violenza, come molti altri, per attuare il progetto politico della destra eversiva di preparare nel Paese una torsione autoritari, brutalmente anticomunista e golpista.  L’autore ricorda in proposito che tra il 1969 e il 1974 vi furono nel nostro Paese 92 morti per fatti politici, di cui 63 uccisi da atti terroristici e criminali di destra, 10 in scontri con le forze dell’ordine, 8 in altre circostanze, 2 ad opera di ignoti e 8 attribuibili all’azione di organizzazioni di sinistra.
Parma fu una sorta di laboratorio per la destra fascista: era presente una vera e propria piccola galassia di sigle e organizzazioni, sostenuta economicamente sia dall’esterno sia da alcuni imprenditori locali, ed  erano presenti alcune figure – come ad esempio Claudio Mutti, frequentatore assiduo degli ordinovisti veneti – che ebbero indubbiamente un ruolo nazionale nell’articolazione della strategia della tensione. E a Parma i neo-fascisti dovevano assolutamente intervenire.
Vi erano una  tradizione antifascista forte e solida – il ricordo delle barricate dell’Oltretorrente era ancora vivo – e una presenza radicata e crescente dei movimenti e della sinistra extra-parlamentare che si era, a partire dalla fine degli anni ’60, affiancata al Pci. Pollutri ricorda  le lotte nelle fabbriche, l’occupazione dell’ospedale psichiatrico di Colorno, l’occupazione del Duomo da parte dei cattolici del dissenso.
Mariano Lupo pagò con la vita l’essere figlio di quella stagione straordinaria, di quelle lotte e di quella città. Pollutri indaga  anche le distanze profonde tra le organizzazioni storiche della sinistra e i gruppi, facendo propria la lettura della sinistra extra-parlamentare. Già nei primi anni ’70 il Pci – afferma l’autore – era totalmente assorbito dall’attività istituzionale di governo della città, producendo così una separatezza netta tra il gruppo dirigente e l’ampia base: l’ analisi del ruolo del Pci di Parma che Pollutri fa rischia di apparire semplicistica e schematica. Chiuso nelle stanze del potere, il Pci parmense – questo il punto di vista di Pollutri – sottovalutò la crescente violenza neo-fascista, le minacce e gli agguati nei confronti dei militanti della nuova sinistra. I dirigenti optarono per un antifascismo istituzionale, al contrario di tanti iscritti che partecipavano alle lotte, alle occupazioni e agli scontri con i fascisti. Una distanza che si ridusse solo nei giorni successivi dell’omicidio quando, interpretando un sentimento diffuso e popolare, un fiume di persone indignate andò a distruggere la sede del Msi. Al di là di alcune forzature nella ricostruzione storica, Pollutri ci ricorda che, una sera d’estate a Parma, un operaio di vent’anni venne ucciso all’uscita da un cinema. Il 25 agosto del 1972, a cinquant’anni dai giorni della ribellione dei quartieri popolare dell’Oltretorrente parmense contro i fascisti.
Chi lo accoltellò non voleva uccidere soltanto un ragazzo, ma le lotte a cui aveva partecipato e i valori in cui credeva. Voleva uccidere la democrazia di cui parla la Costituzione.  E’ anche per questo che, dopo trentotto anni, è indispensabile ricordarsi di Mariano Lupo

Recensione già pubblicata sulla rivista “Su la testa” (Novembre 2010)

Per qualsiasi informazione - http://www.fedeloseditrice.com/
 

Il signore degli anelli


 Titolo: The Lord of the Rings
Autore: John Ronald Reuel Tolkien


Il Signore degli Anelli (titolo originale in inglese: The Lord of the Rings) è un romanzo epico fantasy scritto da John Ronald Reuel Tolkien e ambientato alla fine della Terza Era, nell'immaginaria Terra di Mezzo.
Scritto a più riprese tra il 1937 e il 1949, fu pubblicato in tre volumi tra il 1954 e il 1955. Tradotto in almeno 38 lingue, con decine di riedizioni ciascuna, resta una delle più popolari opere letterarie del XX secolo, oltre che rappresentare la quintessenza del genere fantasy.
La narrazione riprende dove si era interrotto un precedente romanzo di Tolkien, Lo Hobbit, ma la storia di «Frodo dalle nove dita e l'Anello del Fato» narrata nel cosiddetto Libro Rosso dei Confini Occidentali[4] si inserisce ora in un'ambientazione di più ampio respiro, attingendo pienamente al vasto corpus storico, mitologico, linguistico creato ed elaborato dall'autore nel corso di tutta la sua vita. Essa narra della missione di nove Compagni, la Compagnia dell'Anello, la quale rappresenta tutte le genti dei Popoli Liberi della Terra di Mezzo, partiti per distruggere il più potente Anello del Potere, che renderebbe quasi invincibile il suo padrone Sauron se solo ritornasse nelle sue mani.
L'intera saga ha esercitato nel tempo un influsso culturale e mediatico a diversi livelli, ottenendo attenzione sia da parte di critici, autori e studiosi (sono stati infatti prodotti molti saggi e ricerche, anche a livello accademico, sui testi tolkieniani) che da parte di semplici appassionati che hanno dato vita a gruppi e associazioni culturali, come le varie società tolkieniane, sparse in tutto il mondo.

La Compagnia dell'Anello
Libro I: Il Signore degli Anelli è allo stesso tempo un romanzo di formazione e una Cerca al contrario: al seguito della partenza di Bilbo Baggins per Gran Burrone, suo cugino Frodo Baggins si era ritrovato in possesso dell'Unico Anello. 13 anni dopo, grazie a Gandalf scoprì che si trattava di una terribile arma dell'Oscuro Sire Sauron: l'Istar gli rivelò la storia della Terra di Mezzo e degli Anelli del Potere, e intuì come quell'anello fosse proprio l'Unico, destinato a dominare tutti gli altri, come rivelavano questi versi tratti da un antico poema elfico:

« Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
   Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
   Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
   Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
   Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende. »

I versi sesto e settimo erano incisi, sebbene potessero essere rivelati solo dal fuoco, anche sull'Unico Anello, nel linguaggio nero (la lingua parlata a Mordor), anche se scritti in caratteri Tengwar, così come furono effettivamente pronunciati da Sauron.
Quattro anni dopo, su esortazione di Gandalf, Frodo partì a sua volta per Gran Burrone in modo da allontanare il pericolo dalla Contea. Lo accompagnarono prima l'amico e giardiniere Samvise Gamgee e il cugino Peregrino Tuc (Pipino), e più tardi anche Meriadoc Brandibuck (Merry); insieme, i quattro Hobbit lasciarono la Contea sfuggendo ai Cavalieri Neri inviati da Sauron, e dopo essersi inoltrati nella Vecchia Foresta, si smarrirono; ma vennero salvati da Tom Bombadil, che li aiutò anche a superare Tumulilande e a raggiungere la Grande Via Est. Da qui raggiunsero il villaggio di Brea dove incontrarono un Uomo di nome Aragorn; dopo molte diffidenze iniziali, gli Hobbit si lasciarono condurre attraverso le Terre Selvagge. Aragorn si rivelò essere un'ottima guida e un valido difensore dai Cavalieri Neri; tuttavia Frodo fu ferito su Colle Vento da un pugnale avvelenato. Grazie all'aiuto dell'elfo Glorfindel giunto in soccorso, egli venne portato in tempo a Gran Burrone, rifugio degli Elfi, dove fu curato e riprese le forze.

Libro II: A Gran Burrone intanto erano convenuti i rappresentanti di Elfi, Nani e Uomini da tutta la Terra di Mezzo; essi si erano riuniti nel Consiglio di Elrond per poter prendere le misure necessarie per la guerra contro Sauron. Dopo molte discussioni, fu deciso che l'Anello era un'arma troppo pericolosa per essere usata contro il Nemico e che quindi esso dovesse andare distrutto. Frodo si incaricò di portarlo al Monte Fato, il vulcano nel quale l'Anello era stato forgiato e l'unico posto dove avrebbe potuto essere annientato. A Frodo venne affiancata una Compagnia dell'Anello, composta da rappresentanti di tutti i popoli liberi della Terra di Mezzo: Elfi (Legolas), Uomini (Aragorn, erede di Isildur, e Boromir, figlio del sovrintendente di Gondor), Nani (Gimli) e Hobbit (Frodo, Sam, Merry e Pipino), guidati dall'Istaro Gandalf. Insieme, i compagni si mossero verso sud: tentarono in un primo momento di valicare le Montagne Nebbiose superando il Cancello Cornorosso, ma fallirono a causa delle tempeste scatenate dal Nemico; si rassegnarono infine ad attraversare le miniere di Moria, infestate dagli Orchi e da un Balrog. È appunto affrontando il Balrog che la Compagnia subì il primo duro colpo, allorché Gandalf venne trascinato in un abisso oscuro dal Balrog morente. Il resto della Compagnia riuscì comunque a raggiungere il regno di Lórien. Dopo un soggiorno di due mesi, e dopo aver ricevuto molti doni dai sovrani di Lórien, Celeborn e Galadriel, i compagni navigarono lungo il corso del fiume Anduin, finché entrarono nel regno di Gondor.

Le due torri
 Libro III: Barbalbero assieme a Pipino e Merry in un'illustrazione.
Sulle rive del fiume Anduin, la Compagnia fu attaccata da una banda di Orchi provenienti da Isengard: Boromir cadde nel tentativo di difendere Merry e Pipino, i quali furono rapiti. Nel frattempo Frodo e Sam, separatisi dalla Compagnia proseguirono verso Mordor; Aragorn, Legolas e Gimli, non potendo raggiungerli, si lanciarono all'inseguimento degli Uruk-hai isengardiani. Questi però entrarono nel territorio di Rohan, e nei pressi della foresta di Fangorn, furono sterminati da un gruppo di Cavalieri comandati da Éomer; ma i due Hobbit riuscirono fortunosamente a fuggire al massacro e penetrarono nella foresta, dove incontrarono Barbalbero, un Ent, un pastore degli alberi: questi convocò i suoi simili in un'Entaconsulta e, dopo due giorni di consultazione, decisero di marciare su Isengard.
Nel frattempo Aragorn, Legolas e Gimli, inseguendo gli Hobbit, avevano invece ritrovato Gandalf, rimandato sulla Terra di Mezzo dopo la lotta con il Balrog per portare a termine la sua missione; insieme si recarono nella capitale del regno di Rohan, Edoras. Qui risvegliarono il re dalla malvagia influenza di Saruman, lo stregone di Isengard; il re scelse quindi di rifugiarsi presso il Fosso di Helm. Qui avvenne il primo grande scontro per la libertà della Terra di Mezzo: il Fosso venne assaltato da una moltitudine di Orchi di Saruman; ma, grazie all'intervento degli alberi e all'apparizione di Erkenbrand, comandante di una divisione di Rohirrim, l'esercito nemico fu sconfitto e annientato. Isengard, nel frattempo, era stata distrutta dagli Ent; qui i compagni si ritrovarono infine, sfuggendo all'ultimo tentativo di corruzione di Saruman. Vi trovarono anche una pietra veggente, un Palantír, nel quale in seguito Pipino scrutò scorgendovi l'Occhio di Sauron. Spaventati, i compagni si separarono di nuovo: Gandalf e Pipino partirono per Gondor, dove il palantír aveva rivelato che l'Oscuro Signore avrebbe attaccato gli Uomini, mentre Aragorn, Legolas e Gimli scelsero un'altra strada, i cosiddetti Sentieri dei Morti, dai quali soltanto l'erede d'Isildur poteva uscire indenne; Merry rimase con l'esercito dei Rohirrim.

Libro IV: Nel frattempo Frodo e Sam avevano continuato il loro viaggio verso Mordor. Vennero dapprima seguiti da Gollum, ma riuscirono a catturarlo e a legarlo con un giuramento, cosicché la creatura diventò loro guida fino al Cancello Nero; questo però era chiuso e ben custodito, e gli Hobbit intrapresero allora un'altra strada, costeggiando le montagne fino a Cirith Ungol. Attraversando l'Ithilien, furono sorpresi da un contingente di uomini di Gondor comandati da Faramir, fratello di Boromir, che prima li prese prigionieri ma, saputo della loro missione, decise di lasciarli andare. Gli Hobbit continuarono la loro marcia, raggiungendo il passo di Cirith Ungol, affrontando il valico su consiglio di Gollum: questi però li aveva traditi, conducendoli nella tana del ragno-femmina Shelob. Ella colpì con un veleno non mortale Frodo facendolo sprofondare nel sonno, ma prima che potesse fare altro, venne trafitta e costretta a ritirarsi da Sam. Frodo nel frattempo era stato fatto prigioniero da degli Orchi.

Il ritorno del re
 Libro V: Gandalf e Pipino arrivarono a Minas Tirith, capitale del regno di Gondor, dove furono ricevuti dal sovrintendente Denethor, padre di Boromir e Faramir, al quale Pipino prestò giuramento quale nuova Guardia della Cittadella.
Aragorn, Legolas e Gimli, insieme alla Grigia Compagnia dei Dúnedain guidata da Elladan e Elrohir, attraversarono il Sentiero dei Morti convocando l'esercito dei Morti, antichi soldati che, per aver infranto un giuramento fatto ad Isildur, non potevano trovare la pace. Essi accettarono quindi di aiutare l'Erede per essere liberati: i compagni, con quest'esercito, conquistarono la flotta di Umbar e assieme ad un esercito di uomini del Sud si mossero a loro volta verso Minas Tirith.
Merry intanto, respinto dal re che lo considerava un peso per il suo esercito, si unì a un giovane soldato che aveva promesso di portarlo di nascosto sul suo cavallo; i Rohirrim partirono e si diressero verso Gondor, superando le fortificazioni grazie a un sentiero indicato loro dagli Uomini Selvaggi.
Sotto le mura di Minas Tirith, assediata dagli Orchi, infuriava la battaglia, e anche l'arrivo dei Rohirrim non sembrò risollevarne le sorti; il giovane soldato che aveva aiutato Merry, in realtà Éowyn, nipote del re che a sua volta desiderava fortemente andare in battaglia, e lo Hobbit stesso, riuscirono a sconfiggere il Re Stregone di Angmar, rimanendo tuttavia contaminati dall'Alito Nero. Re Théoden poco dopo morì, schiacciato dal suo stesso cavallo; all'interno della città, Denethor fu preso dalla disperazione e dalla follia e si suicidò tentando di portarsi via con sé Faramir. L'arrivo a sorpresa di Aragorn e del suo esercito risolse finalmente la battaglia in favore degli Uomini. Ma questa non era che una battaglia vinta, e Sauron era ancora potente e l'Anello non distrutto. I Capitani dell'Ovest decisero allora di muovergli guerra con poche centinaia di uomini, nella segreta speranza di concentrarne le forze attorno al Cancello Nero e di aprire così la strada a Frodo.

Libro VI: Frodo, come visto, era prigioniero degli Orchi nella torre di Cirith Ungol, ma venne liberato da Sam; insieme riuscirono a scappare, entrando così nel territorio di Mordor. Tra Orchi e stenti quasi insopportabili, giunsero infine alla Voragine del Fato, dove vennero attaccati da Gollum: questi riuscì a sottrarre l'Anello a Frodo, staccandogli un dito con un morso, ma, mettendo inavvertitamente un piede in fallo, cadde infine egli stesso nella lava, compiendo provvidenzialmente la missione. L'Anello fu distrutto e Sauron sconfitto.
Frodo e Sam furono salvati con l'aiuto delle Grandi Aquile, e l'esercito dell'Ovest, vittorioso, poté tornare a Minas Tirith. Qui Aragorn, erede di Isildur, venne incoronato Re dei Regni riuniti di Arnor e Gondor, e poté finalmente sposare l'elfa Arwen, figlia di Elrond di Gran Burrone. Dopo il funerale di re Théoden e il ritorno a Rohan, anche Faramir ed Éowyn si sposarono e diventarono signori dell'Ithilien, mentre il fratello Éomer divenne il nuovo re di Rohan.
Dopo molte separazioni, ultima quella con Gandalf dopo Gran Burrone, anche gli Hobbit rientrarono a casa, ma solo per trovare la Contea disastrata, assediata dagli Uomini di Saruman ed asservita: riuscirono tuttavia a fomentare la ribellione degli Hobbit, e sconfissero così Saruman, che anche se risparmiato dagli Hobbit, fu ucciso da Grima Vermilinguo, il suo servitore. Finita così anche nella Contea la guerra dell'Anello, Sam, Merry e Pipino si sposarono a loro volta, mentre Frodo, non riuscendo a trovare pace a causa del ricordo del suo fardello e delle ferite ricevute, insieme con Bilbo, Gandalf e gli Elfi, partì per i reami immortali di Valinor.
La stesura: Tolkien iniziò a scrivere Il Signore degli Anelli dietro richiesta dell'editore londinese Stanley Unwin di dare un seguito a Lo Hobbit, pubblicato nel 1937.
La stesura dei primi capitoli fu difficoltosa e la trama della storia molto incerta, tanto che l'autore inglese diede un titolo all'opera solo nell'agosto dell'anno seguente. Le pressioni dell'editore, unite alla difficile situazione familiare e economica, avevano reso ancora più complicato il lavoro.
In data 19 dicembre 1937, Tolkien comunicò al signor Furth della Allen & Unwin di aver completato il primo capitolo: «Ho scritto il primo capitolo di una nuova storia sugli Hobbit: "Una festa a lungo attesa". Buon Natale.» Nel febbraio 1938, questo capitolo venne battuto a macchina e spedito all'attenzione di Rayner Unwin, il giovane figlio del suo editore; lo scrittore chiese al bambino di fargli da critico: come per Lo Hobbit, che aveva scritto per i propri figli, così anche il «seguito allo Hobbit», nella concezione iniziale, non poteva, infatti, che riprenderne i caratteri di letteratura per l'infanzia.
Il 17 febbraio, in una missiva in cui accennava il proposito di pubblicare Mr. Bliss, e il giorno seguente, rispondendo ai complimenti di Rayner, Tolkien espresse il timore di essersi arenato, di non riuscire ad andare oltre al suo spunto iniziale avendo esaurito i temi narrativi migliori nella pubblicazione precedente. Ma di lì a un mese la situazione iniziò a sbloccarsi: l'autore comunicò all'editore di essere giunto al terzo capitolo, «ma [ancora] i racconti tendono a sfuggire di mano e anche questo ha preso una svolta inaspettata»; una "svolta" non gradita da Unwin che criticò i due nuovi capitoli affermando che contenevano troppo "linguaggio Hobbit", una valutazione condivisa, nella lettera di risposta, da Tolkien stesso che si propose di limitarsi ammettendo di divertirsi di più a scrivere in quel modo che a portare avanti effettivamente la trama.
Come traspare da questo primo carteggio, lo scrittore non aveva inizialmente le idee chiare sulla stesura di Il Signore degli Anelli, ma ciò dipendeva in parte dal suo stile narrativo; affermò di essersi messo in qualche modo ad osservare ciò che facevano i suoi personaggi alla festa di Bilbo, per vedere se fosse accaduto qualcosa di curioso, aspettando che gli Hobbit e Gandalf combinassero qualcosa che facesse scaturire tutta l'avventura, proprio come nelle pagine iniziali del precedente romanzo quando un improvviso invito, rivolto ad uno stregone, a prendere un tè avrebbe sconvolto per sempre la tranquilla routine esistenziale di Bilbo.
La casa di J.R.R. Tolkien a Oxford
 La critica di Unwin ebbe, comunque, poco successo e gli Hobbit continuarono a parlare in modo buffo e a comportarsi fanciullescamente perché tale era la loro natura; la differenza tuttavia fra il modo di parlare degli Hobbit e degli altri personaggi del romanzo rimane riscontrabile pienamente solamente nell'edizione originale inglese e tende a perdersi, a causa della difficile resa, nella trasposizione in lingua italiana. Un giudizio articolato di Tolkien sul proprio modo di scrivere verrà sviluppato, tuttavia, solo più tardi, quando l'autore, nel suo saggio Sulle fiabe, spiegherà il concetto di "subcreazione" e con insistenza correggerà gli equivoci interpretativi rispondendo alle critiche di chi vedeva nel Signore degli Anelli un racconto allegorico.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale coinvolse direttamente la famiglia Tolkien e sorprese l'opera ad un quarto circa della sua definitiva stesura, rallentandola; Michael, il secondo figlio dello scrittore, si era arruolato volontario nell'estate del 1940, partecipando alla battaglia d'Inghilterra del 1941 in difesa degli aerodromi, dove rimase ferito. Nell'estate del '43 Christopher, il terzo figlio, fu chiamato nella Royal Air Force e nel 1944, dopo un periodo di addestramento, trasferito in Sudafrica come pilota.
Le lettere datate fra il 1940 ed il 1945 sono quasi esclusivamente indirizzate ai figli ed in particolar modo a Christopher; ma sono anche ricche di particolari sul Signore degli Anelli e sulla sua ambientazione, e i capitoli del libro vengono spediti in Sudafrica accompagnati da accoratissime lettere attorno agli argomenti più disparati che coinvolgono gli affetti, la fede cristiana, le paure per la guerra e la sorte del figlio. Dopo il termine della guerra, l'attività di stesura del romanzo procedette di nuovo con regolarità, ma sarebbero occorsi ancora dieci anni per la pubblicazione nel 1954. A ridosso di questa data si susseguono lunghe lettere destinate agli editori che, nel frattempo, avevano perso interesse alla pubblicazione, soprattutto per le grandi dimensioni dell'opera, in quanto Tolkien desiderava che Il Signore degli Anelli fosse pubblicato assieme al Silmarillion.
Il lieto fine:Il Signore degli Anelli, nonostante le peripezie raccontate, le vicende dagli sfondi più o meno tragici, la morte che colpisce sia i buoni che i cattivi, finisce con un lieto fine: il male viene sconfitto, il bene trionfa, tutto riacquista un ordine e un equilibrio. Il lieto fine può essere inteso come un riscatto dell'umanità, una sorta di fiducia da parte di Tolkien nei confronti dell'uomo. Lo scrittore inglese lascia in vita quasi tutti i personaggi della Compagnia dell'Anello, e di questi fa morire solo Boromir perché desideroso di impossessarsi dell'anello, seppur per uno scopo nobile. Il romanzo non finisce con una strage tra i protagonisti, bensì con una vittoria epica.
Questo va molto in contrasto con la vita di Tolkien, in quanto lo scrittore partecipò alla Prima guerra mondiale come soldato ed assistette agli sviluppi della Seconda; all'interno di La realtà in trasparenza si trovano dei suoi pensieri riguardanti la Prima guerra mondiale, come «Le guerre sono sempre perdute e la guerra continua sempre».[89][90]
A questo pessimismo (e forse realismo) riguardante la società in cui vive, Tolkien accosta un lieto fine nel suo romanzo, quasi volesse creare un mondo diverso da quello nel quale viveva quotidianamente, un mondo che affronta il male con il coraggio, la determinazione, l'amicizia e lo sconfigge per ritrovare finalmente la pace. Ma chi pensa che Tolkien sia un personaggio del mondo che crea, si sbaglia: in una lettera ad Amy Ronald nel 1969 afferma: «Io in realtà, non appartengo alla storia che ho inventato, e non voglio appartenervi»
 
Influssi sul genere fantasy: L'enorme popolarità della saga epica tolkieniana espanse anche il desiderio del pubblico di romanzi fantasy; grazie soprattutto a Il Signore degli Anelli, il genere fantastico fiorì per tutti gli anni sessanta. Furono pubblicati molti libri simili, per stile ed argomento, al libro dell'autore inglese, fra cui i libri del Ciclo di Earthsea di Ursula Le Guin, La saga della Riftwar di Raymond E. Feist, La saga dei Belgariad di David Eddings, il ciclo di Shannara di Terry Brooks, Le cronache di Thomas Covenant l'incredulo di Stephen R. Donaldson e i libri di La ruota del tempo di Robert Jordan. Nei casi di Gormenghast di Mervyn Peake e di Il serpente Ouroboros di E. R. Eddison, invece, i romanzi vennero riscoperti dopo un'iniziale scarso successo.
Il romanzo ha influenzato anche l'industria dei giochi di ruolo, la quale si guadagnò una grande popolarità negli anni settanta grazie al gioco Dungeons & Dragons. Molte fra le razze presenti nel gioco sono simili per nome e caratteristiche a quelle di Il Signore degli Anelli, come ad esempio gli halflings (inizialmente chiamati proprio Hobbit, successivamente cambiati nel nome e, in parte, nelle caratteristiche, per evitare problemi legali[92][93]), gli Elfi, i Nani, i Mezzelfi, orchi o draghi; tuttavia, uno degli autori originari del gioco, Gary Gygax, ha affermato che l'influenza di Il Signore degli Anelli sul gioco è minima, e che lui ha incluso quegli elementi come mossa commerciale per alzare la popolarità del gioco, in quanto molti fan del gioco all'epoca della sua uscita erano anche fervidi fan dell'opera di Tolkien.
Il Signore degli Anelli ha influenzato, fra gli altri, la creazione del gioco di carte collezionabili Magic: l'adunanza, come tra l'altro di molti videogiochi, fra cui Final Fantasy IV, Ultima, Baldur's Gate, EverQuest, The Elder Scrolls, RuneScape, Neverwinter Nights, e la saga di Warcraft[95]; Oltre a questi, vi sono naturalmente i videogiochi espressamente ambientati nella Terra di Mezzo.
Come in tutte le saghe di grande successo, esiste una grossa quantità di lavori di scarsa qualità basati sull'opera, per i quali è stato coniato l'aggettivo dispregiativo "Tolkieniesco". Esso indica il genere riferito all'abuso della trama di base dell'opera tolkieniana: un gruppo di avventurieri che si imbarcano in una missione per salvare il mondo dalle armate di un oscuro signore. Ciò è indice di quanto sia aumentata la popolarità di questo romanzo, da quando molti critici all'inizio lo bollarono come un "Wagner per bambini" (in riferimento all'anello del Nibelungo) fino alla rivisitazione del romanzo in chiave di una sorta di risposta cristiana a Wagner.[96][97] Il libro ha aiutato anche a diffondere nei paesi anglosassoni la corretta formazione della forma plurale di "elfi" (Elves) e "nani" (Dwarves), una volta scritti e pronunciati "Elfs" e "Dwarfs".
 Il romanzo ha avuto anche un'influenza presso alcuni autori di fantascienza successivi come Arthur C. Clarke: Clarke infatti fa riferimento al Monte Fato nel suo libro 2010: Odissea Due.
Tolkien ha anche influenzato, per dichiarazione dello stesso regista, la filosofia di alcuni film di Star Wars di George Lucas.
Adattamenti cinematografici

Primi tentativi e adattamenti:Esisteva un progetto dei Beatles per realizzare una versione di Il Signore degli Anelli, ma non fu portato a termine a causa dell'opposizione loro dimostrata dall'autore.
Una voce molto diffusa dice che anche Stanley Kubrick avesse preso in considerazione la possibilità di girare una trilogia di film, ma abbandonò l'idea perché troppo "vasta" per essere realizzata. Alla metà degli anni settanta, il regista britannico John Boorman collaborò con il produttore Saul Zaentz per realizzare un film dell'opera, ma il progetto risultò troppo costoso per i finanziamenti a disposizione al tempo; Boorman sfruttò comunque i suoi appunti per le riprese del film Excalibur.
Il Signore degli Anelli (film 1978): Nel 1978, gli studios Rankin-Bass produssero il primo vero adattamento cinematografico di materiale legato a Il Signore degli Anelli con una versione animata televisiva di Lo Hobbit, un prequel della saga maggiore. Poco dopo, Saul Zaentz riprese da dove la Rankin-Bass aveva concluso, realizzando un adattamento a cartoni animati di La Compagnia dell'Anello e la prima parte di Le due Torri: la versione animata di Il Signore degli Anelli, originalmente pubblicata della United Artists, incorporava sequenze di animazione su scene dal vivo, e fu diretta da Ralph Bakshi; questo lavoro, tuttavia, a causa di problemi di budget e tempo, non fu di qualità elevata: alcune porzioni vennero completamente rianimate e migliorate, mentre per altre venne usata la tecnica del rotoscopio, dove l'animazione si sovrappone alle sequenze dal vivo. Il film inoltre si conclude in maniera drastica, subito dopo la battaglia al Fosso di Helm, e prima che Frodo, Sam e Gollum arrivassero alla Tana di Shelob (le Paludi Morte, il Cancello Nero e la parte di Faramir sono state tagliate). Nonostante i suoi sforzi, Bakshi non fu mai in grado di realizzare la seconda parte della pellicola per completare il resto della storia, lasciando così la porta aperta alla Rankin-Bass per finire il lavoro, cosa che effettivamente avvenne con la versione animata del 1980 di Il ritorno del Re, realizzato dallo stesso team che aveva portato sullo schermo Lo Hobbit la prima volta.
 Adattamenti e la trilogia cinematografica di Peter Jackson: Gli adattamenti fino ad ora proposti erano principalmente rivolti ad un pubblico di ragazzi e bambini, lasciando scontenta la maggior parte dei fan adulti, che rimproverava a tali trasposizioni di aver ignorato gli aspetti più profondi e "filosofici" della storia di Tolkien. Insomma, i relativi fallimenti dei precedenti lavori scoraggiarono registi e case di produzione, che non riproposero più l'idea, giudicata impossibile da portare sullo schermo, a causa dell'enorme quantità di finanziamenti e di effetti speciali necessari, senza contare il fatto che l'interesse generale per l'opera del professore inglese stava man mano scemando. Fu solo con lo sviluppo di nuove tecniche cinematografiche, in particolare l'evoluzione della computer grafica, che il progetto venne ripreso in considerazione.
 Attorno al 1995, la Miramax Films sviluppò un enorme progetto di adattamento dal vivo di Il Signore degli Anelli, con il regista neozelandese Peter Jackson dietro la macchina da presa, che avrebbe dovuto svilupparsi in due film. Quando la produzione divenne troppo costosa per le intenzioni della casa di produzione, la New Line Cinema rilevò la responsabilità della produzione, credendo fino in fondo nel progetto, e ampliando il numero di film da due a tre, per rispettare meglio i tempi del libro; i dirigenti e fondatori della Miramax, Bob Weinstein e Harvey Weinstein, tuttavia, rimasero inseriti nel progetto, nel ruolo di produttori.
I tre film vennero girati contemporaneamente, in diversi set sparsi per la Nuova Zelanda, e sono caratterizzati da un ampio utilizzo di effetti speciali assolutamente innovativi e di modellini e diorama, sviluppati interamente dalla Weta Digital e dalla Weta Workshop, società cinematografiche fondate da Peter Jackson stesso. La computer grafica, in particolare, è stata molto usata, sia nelle piccole ambientazioni (ad esempio la creazione del personaggio di Gollum, interamente in CG e primo esperimento nel genere così ben riuscito) che nelle scene delle grandi battaglie, per quali sono state programmate migliaia di comparse digitali, in modo tale che avessero una discreta autosufficienza di movimento ed azione.

 Teatro: Negli ultimi anni sono state approntate alcune rappresentazioni teatrali basate su Il Signore degli Anelli. Tra queste, lunghe rappresentazioni complete di La Compagnia dell'Anello (2001), Le due Torri (2002) e di Il ritorno del Re (2003) sono state messe in scena negli Stati Uniti a Cincinnati, Ohio. Nel 2006, un musical in grande stile della durata di tre ore e mezzo fu prodotto a Toronto, in Canada, ma gli eccessivi costi di produzione fecero cancellare il musical solo sei mesi dopo; una versione dello stesso, tagliata e riscritta in alcune parti, ha cominciato ad essere rappresentata a Londra a partire da maggio 2007.

Giochi di ruolo: La saga epica di Tolkien ha avuto una significativa influenza sull'industria del gioco di ruolo, che ha acquistato popolarità a partire dagli anni settanta con Dungeons & Dragons, un gioco caratterizzato dalla presenza di molte razze che si trovano in Il Signore degli Anelli, tra cui gli halfling (un altro termine per gli hobbit). L'opera continua ad avere un grosso peso sia nei tradizionali giochi di ruolo carta e matita che nei videogiochi di ruolo con temi fantasy ed epici.
Più di un gioco di ruolo è stato basato specificatamente su Il Signore degli Anelli. Il più popolare è il Gioco di Ruolo del Signore degli Anelli (GIRSA), che però è attualmente fuori produzione, avendo la sua casa editrice perso la licenza per produrlo. In occasione dell'edizione del film diretto da Peter Jackson è stato prodotto un nuovo gioco di ruolo ufficiale dalla Deciphers Games, che adotta sia l'iconografia del film che quella del romanzo, lasciando al "narratore" il compito di decidere quale delle due utilizzare.
Esistono inoltre giochi da tavolo basati sull'opera, tra cui il wargame tridimensionale Il Signore degli Anelli - Gioco di battaglie strategiche dell'azienda inglese Games Workshop, in cui si gioca con miniature che rappresentano sia tutti i personaggi del libro, ma anche quelli presenti nel Silmarillion; c'è anche una serie di miniature della stessa azienda di miniature basate su Lo Hobbit, in scala 10 mm, di un gioco chiamato The battle of five armies (La battaglia dei cinque eserciti) le cui regole però non sono state tradotte in italiano.


Il signore degli anelli - Le due torri:

"Non saremmo qui, se avessimo avuto le idee un po' più chiare prima di partire. Ma suppongo che accada spesso. Penso agli atti coraggiosi delle antiche storie e canzoni, signor Frodo, quelle ch'io chiamavo avventure. Credevo che i meravigli
osi protagonisti delle leggende partissero in cerca di esse, perché le desideravano, essendo cose entusiasmanti che interrompevano la monotonia della vita, uno svago,un divertimento. Ma non accadeva così nei racconti veramente importanti, in quelli che rimangono nella mente. Improvvisamente la gente si trovava coinvolta, e quello, come dite voi, era il loro sentiero. Penso che anche essi come noi ebbero molte occasioni di tornare indietro, ma non lo fecero. E se lo avessero fatto noi non lo sapremmo, perché sarebbero stati obliati. Noi sappiamo di coloro che proseguirono, e non tutti verso una felice fine, badate bene; o comunque non verso quella che i protagonisti di una storia chiamano una felice fine. Capite quel che intendo dire: tornare a casa e trovare tutto a posto, anche se un po' cambiato.... come il vecchio signor Bilbo. Ma probabilmente non sono quelle le migliori storie da ascoltare, pur essendo le migliori da vivere! Chissà in quale tipo di vicenda siamo piombati!». «Chissà!», disse Frodo. «Io lo ignoro. e così accade per ogni storia vera. Prendine una qualsiasi fra quelle che ami. Tu potresti sapere o indovinare di che genere di storia si tratta, se finisce bene o male, ma la gente che la vive non lo sa, e tu non vuoi che lo sappia».